La piazzetta degli artisti, nel centro storico di Belvedere Marittimo (Cs), è un luogo ricco di storia. È come se i muri degli edifici, che si ergono sul dedalo di case, fossero diventati nel tempo i custodi di segreti sulla ceramica, di consigli sulla tecnica e sulla lavorazione dell’argilla, di mani prima incerte e poi sempre più abili nel modellare oggetti di estremo pregio.

Basta oltrepassare l’uscio del laboratorio di ceramica, cuore pulsante di questa piazza, per sentirsi trasportati in un mondo felicemente caotico. È gestito dall’associazione “Agorà”, presieduta dal maestro Enzo Molino. Attrezzi, stampe, buste con l’argilla, pareti piene di oggetti realizzati a mano, alcuni già finiti, altri da dipingere. Di stanza in stanza è un continuo divenire. Un susseguirsi di sensazioni che animano questo posto, dove il calore del forno fa compagnia d’inverno e incita a dare il massimo d’estate.

Scopriamo insieme la ceramica a Belvedere e l’arte tramandata da generazioni nella realizzazione di manufatti domestici in terracotta, quali vummulilucicellepignatecarusilli, langelle e cugnitti (come li chiamano nel dialetto belvederese).

Non bussate, è già aperto: il laboratorio del maestro Molino

“Non bussate, è già aperto”: questo il motto che ripete a tutti il maestro Enzo Molino che, da oltre venticinque anni, con l’associazione “Agorà”, gestisce il laboratorio artistico di ceramica. “Tanti anni fa, grazie alla collaborazione tra il comune e l’associazione di volontariato “Belvedere 92”, è nato questo spazio. Un’intuizione di Mario Palermo, Salvatore Fabiani, Riccardo Ugolino e mia che con il tempo ci ha dato ragione: il nostro paese era ricco di argilla.

Volevamo fare qualcosa di concreto per non far cadere nell’oblio quest’arte, portata avanti dai maestri locali, i ‘pignatari’ (vasai). I locali furono messi a disposizione dall’amministrazione comunale: erano abbandonati. Adesso sono popolati tutto l’anno da artisti e da neofiti della ceramica che vogliono apprendere quest’arte anche solo per rilassarsi o per creare qualcosa da portare con sé, da sistemare a casa come un dolce ricordo”, racconta il maestro Molino.

Lo sanno bene gli studenti della nona edizione del “Pitagora Mundus-Summer School” del Borgo della Sapienza di Belvedere, che una volta a settimana, per un mese intero, frequentano qui il laboratorio di ceramica, parte integrante delle attività didattico-formative per imparare la lingua e la cultura italiane.

Anni ’60: i laboratori di ceramica all’Acquaro

cugnitto esterno

Ha un guizzo Enzo, quando parla dei pignatari e dei laboratori di ceramica che c’erano in questa cittadina. Traspare comunque un filo di malinconia, ma per sua natura quest’uomo – conosciuto in tutto il paese per la sua intraprendenza, la sua disponibilità, la sua ironia e la sua allegria contagiosa – non si fa vincere dal pessimismo. Altrimenti non sarebbe qui, ogni mattina, ad aprire il laboratorio, ad accogliere chi vuole imparare quest’arte, così come i tanti che varcano la soglia, prendono qualche oggetto che li ha attratti, rimanendo sbalorditi quando gli viene detto che è gratis.

“In località Acquaro dal 1926 c’è un laboratorio con una fornace tuttora esistente. Adesso è disuso, ma dentro è rimasto qualcosa. Qui lavoravano i pignatari, i grandi maestri di ceramica della nostra cittadina. Poi con l’avvento della plastica, questi manufatti sembra non servissero più. Così dagli anni Ottanta, la produzione è quasi cessata e i pignatari sono, per così dire, “spariti”. Tra gli ultimi oggetti creati ci sono i ‘cugnitti‘ (piccoli contenitori per la salagione), smaltati solo all’interno. Si usavano – ma ancora qualche famiglia li adopera e li richiede – per la salagione del pesce azzurro”, spiega Enzo.

Al corso dal maestro Pino La Fauci all’Acquaro

“Negli anni Sessanta, il maestro Pino La Fauci venne qui per tenere un corso di ceramica. Ufficiosamente l’ho seguito anche io. Il direttore del corso, Daniele Scannavino, mi vedeva incuriosito e mi diede la possibilità di seguirlo. Avevo 11 anni, ero già attratto dalla ceramica. Così per tre anni, grazie a quel corso, ho imparato la tecnica, come si prepara l’argilla, come si modella”, dice Enzo.

Il carattere anticonvenzionale è uno dei tratti che rendono quest’uomo genuino, ironico. Inforca gli occhiali e mostra una brochure, con tutta la storia sulla ceramica a Belvedere. “Pagine e pagine ancora da scrivere. Purtroppo non c’è stato il ricambio generazionale, ma sono contento di aver seguito il mio istinto, la mia curiosità. Nel 1975 avevo gli esami di maturità. Invece di studiare per il diploma, trascorrevo ore e ore dal maestro vasaio Vincenzo Biondo, che all’Acquaro aveva la fornace. Lì con Vincenzo Nappi modellavamo oggetti e personaggi”.

Si ferma, toglie gli occhiali, prende una pausa e ritorna il guizzo: “Vincenzo era un amico di quelli stretti. Nel tempo è diventato uno scultore: ha creato sculture in pietra e argilla di estremo pregio. In punto di morte mi raccomandò di non vendere nulla. Così, custodisco gran parte delle sue opere. A breve, grazie anche al contributo fattivo e prezioso della vice sindaca Francesca Impieri, della famiglia Nappi e dell’artista Angelo Aligia, inaugureremo il Museo Nappi, dove saranno esposte tutte le sue opere”.

La sede sarà all’ultimo piano di uno stabile, che svetta su piazza Palmento. Un edificio che ospita al piano inferiore il Museo della Ceramica, inaugurato nel 2018. “Anche in questa occasione è stato importante quanto fatto da Francesca Impieri, all’epoca assessore, dal maestro Aligia, da Pino La Fauci, in arte ‘Pink’, dal professor Luigi De Francesco. Insieme abbiamo creato un percorso che mostra l’uso e l’evoluzione della ceramica a Belvedere. All’interno, si possono ammirare tutte le opere di Pink create dagli anni Sessanta in poi. C’è il tornio, ci sono gli utensili in uso nella nostra cittadina”, racconta Enzo.

Ceramica con gli studenti della Summer School

Da poco è finita la lezione di ceramica per gli studenti del Sud America che frequentano la Summer School. Manca poco alla conclusione dell’intero corso: la fantasia che prende forma, le mani che modellano, le risate e la collaborazione per creare oggetti che diventeranno ricordi di questa cittadina.

“Iniziamo sempre con la tecnica a colombino per realizzare il vaso, ma ognuno è libero di creare gli oggetti che vuole. Non fermiamo la fantasia. Ogni tanto viene a fare lezione anche l’ultimo pignataro, il maestro Pasquale Capano: si mette al tornio e fa vedere come si usa. Molti studenti creano bandiere, sia quella italiana che del loro Paese, chi realizza miniature del castello del Principe, chi cuori. Del resto Belvedere è la città dell’Amore!”, precisa Enzo.

Alla fine, questi oggetti prendono forma e colore. E, quando arriva la giornata di consegna degli attestati, ognuno ritira il suo manufatto in ceramica. Le esclamazioni rendono concreto e vivo tutto il percorso. Ad aiutare Enzo c’è Giuseppe Siciliano – tra i soci fondatori di “Agorà” –, discepolo di Pino La Fauci, che, insieme ad altri artisti non solo locali, anima questo laboratorio con estro, percorrendo strade nuove. La fantasia arriva anche da Julieta Castellan, argentina: ha iniziato a coltivare qui l’amore per la ceramica e, quando torna per l’estate, trascorre ore nel laboratorio a creare manufatti in ceramica, aiutando Enzo con gli studenti stranieri.

Cosa provo durante questi corsi di ceramica con gli studenti stranieri? Mi portano indietro nel tempo, a come eravamo noi che ci riunivamo per lavorare la ceramica. Mi piace stare con loro, rispondere alle loro domande, dar l’input per superare le ritrosie e lasciarsi poi andare. C’è un enorme scambio culturale, pilastro di questo laboratorio e dell’arte in genere. Un percorso che continua a essere avvincente, con idee che sono certo si realizzeranno”, confida Enzo Molino. Sorride e continua a lavorare nel laboratorio, dove tutto prende vita.